Giuseppe Ronchini è un ex minatore di Selvena, l'unica frazione del comune di Castell'Azzara, sul Monte Amiata.
Quando Giuseppe parla, ogni sua parola è scandita da una lieve tosse che batte il tempo con la puntualità di un metronomo, come per ricordargli la sua vita passata in miniera.
Lui il suo passato lo ricorda bene e regala la sua memoria storica ai visitatori.
Noi lo abbiamo chiamato a casa e lui si è reso disponibile per dopo 'desinare' (pranzo).
La visita a questa miniera è esterna.
Qui si capisce tutto il processo che fa il cinabro, una pesante pietra rossa che per sublimazione a 800° rilascia il prezioso mercurio, da quando esce dalla miniera a quando diventa goccioline di mercurio.
Il luogo è stupendo, pura archeologia industriale in uno stato di media conservazione.
Pare che l'ENI, ultimo proprietario della miniera, abbia dato fior di milioni di euro per bonificare la zona al comune di Castell'Azzara e che lo stesso, con i tempi italiani, lo stiamo mettendo in sicurezza ed in conservazione per farlo diventare un sito archeologico industriale.
Si percepisce quante persone ci lavoravano prima, adesso è un deserto di ferro e mattoni rossi.
Le gallerie scavate fin dai tempi Etruschi sono un dedalo che scende fino a 500mt sotto terra.
Guardiamo la mappa e sembra una metropolitana di una grande città del futuro.
I minatori se fossero stati disegnati sulla mappa sarebbero apparsi come dei piccoli topi dentro una grande zolla di terra. Cunicoli su 6 livelli scavati anno dopo anno sembrano la trama di una ragnatela.
Non ci sono grandi alberi nella valle, sono stati tutti tagliati per fare i contrafforti delle gallerie. L'unico che si è salvato è nel mezzo della piazza, davanti all'ufficio paghe, è un grande cerro. Li i lavoratori si radunavano per parlare, per scioperare e per prendere un po' di 'meria' (ombra). Infatti chi lavorava ai forni sopportava temperature infermali ed un po' di fresca ombra rendeva la pausa pranzo un privilegio rispetto a chi faceva il turno nelle viscere della terra.
La miniera del Morone è dominata e protetta da Rocca Silvana, un luogo medievale magico, di cui vi parleremo presto.
Dall'uscita di una miniera ci sono alcuni carrelli tumefatti dalle rocce che hanno trasportato. Seguendo i binari si nota un imponente contenitore di ferro che era lo scarico del cinabro portato dalle miniere dei livelli superiori.
Camminiamo in equilibrio sui binari raggiungiamo un marchingegno rotante nato per svuotare i carrelli colmi di cinabro su un rullo trasportatore, che a sua volta scaricava nelle fornaci pronte con i loro 800° per far evaporare il mercurio attraverso del lunghissimi ed inquietanti tubi di ghisa.
Per condensazione il mercurio poi precipitava in delle vasche da dove, con una sorta di fiasco di vetro, veniva raccolto a mano e successivamente imbottigliano in contenitori di ferro da 3lt che pesavano una volta riempiti ben 38kg!
Il mercurio è il metallo più pesante e fra i più pericolosi che si trovano in natura, perchè neurotossico.
Le persone che hanno lavorato in questa miniera di mercurio oltre a problemi polmonari dati alla polvere respirata durante la foratura delle gallerie, hanno avuto anche problemi d'intossicazione da contatto ed ingestione durante la fase d'estrazione ed imbottigliamento.
Il mercurio è sempre stato prezioso perchè impiegato per la costruzione di letali armi e durante le due grandi guerre. I tedeschi hanno dunque comprato i diritti minerari di tutto il monte Amiata ed usato la manovalanza locale entusiasta di avere un lavoro molto più redditizio di un campo di cereali.
Ogni contenitore veniva venduto, 40 anni fa, a 600 dollari, ogni giorno la miniera produceva circa 600 contenitori.
La miniera, non ostante i rischi ormai noti è stata chiusa, con rammarico della popolazione, nel 1981.
Se volete visitare la miniera chiamate Giuseppe a casa al 0564/960925, sarà per lui un vero piacere accompagnarvi. Non chiederà alcun compenso, ma noi crediamo sia giusto portargli un regalo.
Maggiori informazioni consultate il sito del Parco delle Miniere del Monte Amiata.